La storia linguistica del cinema in Italia può essere letta come un tentativo di riduzione del caos plurilingue presente nella società italiana; studiandone le caratteristiche si può individuare un percorso che conduce dalle lievi coloriture locali delle origini a una dialettalità imitativa, stereotipata o espressiva col neorealismo fino agli anni ‘80 e a miscele a volte incerte e confuse nelle più recenti esperienze. Marco Gargiulo propone un’analisi della rappresentazione della (neo)dialettalità urbana nel recente cinema italiano negli esempi di autori come Soldini, Garrone, Sorrentino, Ponti, Crialese, Diritti, Mereu, Marcias, Carpignano, Rosi, Vannucci. Nei cosiddetti generi del neo-neorealismo e della docufiction lingue e dialetti fungono da codici del reale e vengono accolti, almeno apparentemente, senza pregiudizi o mettendone in secondo piano la funzione meramente narrativa.