Anche in Italia, negli ultimi anni, si è discusso molto sul cosiddetto ‘patrimonio difficile’, con riferimento soprattutto all’eredità materiale del fascismo e del colonialismo : un patrimonio ‘dissonante’, ‘indesiderato’, ‘negativo’, di edifici, monumenti, opere d’arte, legato alle pagine più buie della storia novecentesca del Paese. Esiste oggi una nuova consapevolezza del problema, che consente di leggere la riscrittura di alcuni complessi ‘difficili’ operata già nel secondo dopoguerra e la riqualificazione più recente di interi contesti, spesso nel segno dell’arte contemporanea.
Attraverso la presentazione di alcuni casi esemplari, si proporrà una riflessione sul tema e sull’attualità di un dibattito che non ha ancora esaurito tutte le sue potenzialità. Da elemento divisivo e di confronto polemico, il patrimonio difficile diventa un interessante banco di prova su cui misurare la capacità della storia di mediare e ricomporre il conflitto in maniera responsabile, a beneficio di una memoria da condividere senza censure o rimozioni.
Davide Lacagnina è professore associato di Storia dell’arte contemporanea e direttore della Scuola di Specializzazione in Storia dell’arte nell’Università degli studi di Siena. Beneficiario di diverse borse di ricerca (Barcelona, UPF, 2006; Paris, INHA, 2007 e 2009; Rovereto, Mart, 2011-2013; Università di Siena, 2013-2016), è stato Affiliated Scholar al Nationalmuseum di Stoccolma (2017), Visiting Professor nella Pontificia Universidad Javeriana di Bogotá (2019) e Wallace Fellow a I Tatti – The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies (2002).
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