Le leggi razziali, la guerra gli ebrei, i campi di concentramento, ma anche la musica e i musicisti. La mostra “Tradotti agli estremi confini” narra le ancora sconosciute storie dei musicisti ebrei stranieri che, esuli in Italia dall’Europa nazista, dal 1940 furono rinchiusi nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria. Attraverso le immagini e i documenti conservati negli archivi della Fondazione CDEC e grazie alla ricerca inedita di Raffaele Deluca, la mostra intende riportare alle luce le vicende e le opere di alcuni musicisti che tra le baracche della pianura desolata e malarica di Ferramonti, trovarono la forza e l’entusiasmo di continuare a suonare, comporre, organizzare concerti. Bogdan Zins, Lav Mirski, Ziskind Mentlik, Sigbert Steinfeld, Isak Thaler, Kurt Sonnenfeld sono solo alcuni dei protagonisti di questa straordinaria storia “agli estremi confini” dell’Italia, dell’Europa, dove, grazie al linguaggio universale della musica, anche la più straziante delle condizioni si è potuta trasformare in momento creativo e ri-umanizzante. Giuseppe Fagnocchi, Federico Guglielmo e Edoardo Francescon eseguiranno alcune delle musiche composte nel campo di Ferramonti.